Il cadore

“Sei grande” così Giosuè Carducci, nel 1892, aprì la sua ode al Cadore dopo aver trascorso l’estate tra i suoi splendidi monti. Una dedica semplice ma d’effetto per descrivere la bellezza disarmante dei posti visitati e della genuinità della gente incontrata. Perché il Cadore è proprio questo: un luogo da scoprire per lasciarsi sorprendere.

oggettistica montagna

Il nome Cadore

Il nome Cadore viene utilizzato per descrivere quei territori della provincia di Belluno,  facenti parte delle Dolomiti Orientali e molto apprezzati in tutto il mondo per le loro caratteristiche uniche nonché per la loro maestosità.

Il termine Cadore si presume derivi dalla popolazione che tra le prime abitò questi territori, circa verso il II° secolo dell’Era Cristiana e che sono conosciuti come Catubrini. Questo termine permane nei vari secoli e oggi lo si trova in diversi nomi dei comuni della zona come Auronzo di Cadore, Pieve di Cadore e San Vito di Cadore.

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Nel corso dei secoli, il Cadore è stato calpestato da molteplici popoli e popolazioni. Le prime tracce del passaggio dell’uomo in questi territori risalgono a ben 8000 anni fa circa, quando l’Uomo di Mondeval si stabilì nell’omonima località, tra San Vito di Cadore e Selva di Cadore.

Ulteriori popolazioni che hanno forgiato e definito questi luoghi sono: i Romani con il Sacro Romano Impero, i vescovi con lo Stato Patriarcale di Aquileia e i veneziani con la Repubblica Serenissima di Venezia.

In epoca più recente, la storia insegna che il Cadore fu teatro della I° Guerra Mondiale e numerose trincee sono state costruite per combattere la guerra di posizione come sulle Tofane e sul Monte Piana.

Fiumi, laghi e gruppi montuosi: il Cadore è una splendida cartolina di emozioni tutte da vedere e vivere ovunque si scruti l’occhio.

Tra le montagne del Cadore nascono 2 importanti fiumi per il Veneto e il Friuli Venezia Giulia: il Piave e il Tagliamento. Il Fiume Sacro alla Patria sgorga dal Monte Peralba nella Val Sesis e sotto il comune di Sappada mentre il Tagliamento ha origine nel Passo della Mauria, nel comune di Lorenzago di Cadore.

L’acqua per la montagna è una fonte di ricchezza inestimabile e tanti sono i laghi che caratterizzano il Cadore. I laghi artificiali più conosciuti e apprezzati per le loro acque fresche e cristalline sono: il Lago di Misurina, il Lago di Sorapiss e il Lago d’Olbe. Altrettanto conosciuti e apprezzati sono i laghi artificiali come il Lago Auronzo, i Laghi di Comelico e il Lago di Cadore.

A fare da cornice a questi specchi d’acqua ci sono tra le catene montuose più belle al mondo, tanto imponenti quanto delicate come le Dolomiti. La loro unicità e bellezza, unita alla loro importanza geologica e geomorfologia hanno permesso loro di diventare, il 26 giugno 2009, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Le Dolomiti Cadorine sono molto apprezzate dagli appassionati di montagna e dagli amanti degli sport estivi e invernali, specialmente per le vette come l’Antelao, il Nuvolao, le Tofane e la Marmolada.

A fare da cornice alle vette delle Dolomiti, sotto la roccia Dolomia e sotto gli imponenti ghiaioni, ci sono i grandi boschi del Cadore alternati ai prati alpini. In questi boschi gli arbusti dominanti sono: l’abete rosso, il larice, il pino cembro e mugo, l’abete bianco e il faggio. Nel fiabesco silenzio della vegetazione si incontrano poi tante tipologie di fiori come: la dafne rosea e odorosa, il camedrio alpino, il rododendro, l’azalea di montagna, la soldanella, le primule e le campanule.

Una menzione d’onore tra i fiori delle Dolomiti e che si possono scovare anche lungo i pendii del Cadore va alle stelle alpine. Questa pianta erbacea alpina è un piccolo ma resistente fiore capace di resistere agli inverni più gelidi e alle esposizioni al sole e ai raggi ultravioletti delle quote più alte. Non è un semplice fiore, rappresenta un po’ quella che è la vita dell’uomo di montagna che, nonostante tutto, vive la vita con forza e voglia di vivere, pronto a fiorire ogni stagione.

Il Bel Paese offre molteplici specialità enogastronomiche tutte da scoprire in ogni singolo luogo dello stivale e, infatti, il Cadore regala esperienze culinarie legate ad una grande tradizione e ai sapori dolomitici più tipici. Tra gli antipasti si è solito assaggiare e scoprire salumi e formaggi dal sapore e gusto tipicamente di montagna, dove le erbe e le spezie rendono caratteristico e autentico ogni piatto. I Casunziéi sono il primo piatto del Cadore per eccellenza, composto da dei ravioli a forma di mezzaluna con ripieno di rape rosse e insaporiti con un condimento a base di semi di papavero e burro fuso addizionato con ricotta affumicata. Per i secondi si è soliti gustare piatti a base di selvaggina, specialmente di cervo o capriolo, che rendono la cucina del Cadore un piccolo tripudio di sapori tutti da scoprire e apprezzare.

Tanti sono i personaggi storici che hanno respirato a pieni polmoni la bellezza e la gente del Cadore. Se invece si pensa a chi dal Cadore è partito per diventare un personaggio tutt’oggi consacrato in tutto il mondo, allora ecco che si può facilmente scoprire un grande pittore originario del Cadore che negli anni è diventato un grande del suo mestiere, fino ad essere una musa ispiratrice per grandi nomi come Monet, Manet e Velàzquez. Il suo nome è Tiziano Vecellio e gli esperti di arte lo considerano il più abile ritrattista del Rinascimento e grande esperto della pittura tonale, una tecnica che prevede l’utilizzo dei colori per creare forme e contorni senza fare uso del disegno a matita. Per la sua bravura e per le innovazioni della sua pittura divenne molto apprezzato e richiesto nella Repubblica Serenissima di Venezia, nelle migliori corti sia italiane che europee e per diversi Papi.

Il Cadore, nel corso dei secoli, ha cambiato la sua connotazione economico-produttiva a seconda delle risorse naturali e intellettuali che sono state messe in campo.

Un tempo il legno era la risorsa che garantiva lavoro e vita alle persone del posto, basti pensare che buona parte del legname utilizzato per costruire Venezia e le sue navi, specialmente quelle della Serenissima, proveniva dai boschi del Cadore. La particolarità è che i tronchi tagliati venivano legati tra loro a formare delle zattere e dei rematori specializzati spingevano queste imbarcazioni, aiutati anche dalle correnti del Piave, fino a Venezia. Arrivati in laguna raggiungevano la zona che oggi è conosciuta come Zattere per poi essere smistati verso l’Arsenale, San Biagio o la Giudecca.

Il Cadore è stato anche la culla dell’occhialeria italiana. La prima fabbrica di montature è nata a Calalzo nel 1878 e negli anni seguenti tante altre botteghe artigianali e industriali hanno fatto la loro comparsa lungo tutte le valli del Cadore tanto da essere stato identificato come distretto industriale dell’occhialeria italiana.

Oggi il Cadore, dopo aver cambiato tante connotazioni a livello economico e produttivo, non ha mai perso la sua anima più profonda fatta da un amore profondo per un territorio così unico e meraviglio. Proprio per questo, il turismo è il motore che permette ai più di scoprire le bellezze che circondano le sue valli e il settore agricolo e dell’allevamento completano l’offerta con le migliori proposte enogastronomiche del territorio rendendo l’enoturismo il domani del Cadore.